Reggia e museo di Capodimonte - Guide Turistiche

Vai ai contenuti

Menu principale:

Reggia e museo di Capodimonte


La storia

Nel 1738 Carlo di Borbone,  affidò ad Angelo Carasale, a Giovanni Antonio Medrano e ad Antonio Canevari i lavori per la costruzione della Reggia di Capodimonte, con l'intento di costruire sulla collina un "casino di caccia", ma  quando il re di Napoli ereditò  dalla madre Elisabetta le preziose collezioni d'arte dei Farnese, decise di costruire un palazzo che potesse ospitarle. I lavori, iniziati il 9 settembre del 1738, proseguirono a rilento per circa un secolo a causa della difficoltà che presentava il trasporto del piperno scavato nelle cave di Pianura. Solo nel 1757 l'apertura di una parte della reggia consentì di sistemare le collezioni. Tra il 1763 ed il 1766, l'architetto Ferdinando Fuga completò  i progetti  del palazzo e  del parco (con la costituzione della Real fabbrica di porcellane di Capodimonte) che comprendevano anche  l'edificazione  di una chiesa da dedicare a san Gennaro, lavori questi programmati e avviati già circa sedici anni prima con la richiesta avanzata al Sanfelice. Nel 1780 la reggia di Capodimonte ospitò lo scultore Antonio Canova e lo scrittore Goethe. Nel 1787 su consiglio di Jakob Philipp Hackert fu istituito nel Museo un laboratorio di restauro dei dipinti, affidato a Federico Anders. Durante la rivoluzione del 1799,  Ferdinando IV di Borbone, costretto a rifugiarsi a Palermo, portò con sé  i pezzi più pregiati delle collezioni; il palazzo fu occupato dalle truppe del generale francese Championnet e le raccolte d'arte  saccheggiate. Durante il Decennio francese (1806-1815) la reggia diventò  la  residenza di Giuseppe Bonaparte e poi di Gioachino Murat. Gli ambienti del palazzo vennero arredati e allestiti per ospitare i nuovi sovrani e tutti gli oggetti d'arte furono trasferiti nel Palazzo degli Studi, sede del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.  Nel 1815, con il ritorno di  Ferdinando IV  dall'esilio siciliano,  si intrapresero nuovi e importanti lavori nel palazzo e nel parco. Intanto venne ultimato il trasferimento delle collezioni d'arte farnesiane al Palazzo degli Studi, portando così alla nascita il Real museo Borbonico. Intorno al  1830, con l'ascesa al trono di Ferdinando II, Tommaso Giordano e Antonio Niccolini (architetto di casa reale) ebbero l'incarico di completare il terzo cortile interno e il  lato settentrionale della reggia e di realizzare il rivestimento delle facciate, la scala esagonale con gradini di marmo, le ringhiere di ferro con riquadrature di stucco alle pareti e lo scalone monumentale che dal cosiddetto tondo (alla fine di via Santa Teresa degli Scalzi) sale a Capodimonte. Tra il 1826 e il 1836 fu realizzato l'intervento urbanistico dello scalone monumentale e nel 1828, prospiciente la facciata occidentale della reggia, viene edificata la palazzina dei Principi destinata ad abitazione della famiglia reale, circondata da un giardino botanico  all'inglese. Contemporaneamente, una schiera di pittori, scultori e artigiani, tra cui lo stesso Niccolini,  furono chiamati a decorare le sale della reggia, in particolare il salone delle Feste e il salotto pompeiano. Su progetto del Niccolini vengono eseguiti dagli scultori Giuseppe Calì, Francesco Saverio Citarelli, Angelo Solari e Gennaro Aveta camini marmorei ispirati a diversi stili, finemente intagliati e arricchiti di statue, e candelabri bronzei su disegno di Tito Angelini. Per lo scalone monumentale, che consente l'accesso al piano nobile, fu scelto  il progetto di Tommaso Giordano, che prevedeva marmi di Carrara per gli ampi gradini e marmi di Mondragone per le colonne rastremate ispirate ai templi di Paestum. Completata finalmente la reggia, a partire dal 1840, nei suoi ambienti, su proposta del ministro Nicola Santangelo, venne allestita una pinacoteca d'arte contemporanea caratterizzata dalla presenza di ritratti della famiglia reale, dipinti di artisti italiani di formazione neoclassica e opere di pittori accademici napoletani. a Nel 1861, con l'unificazione del paese, la reggia passò ai Savoia, che la utilizzarono ancora come residenza reale e dal 1864, grazie ad Annibale Sacco, Domenico Morelli e Federico Maldarelli, arricchirono ulteriormente le raccolte d'arte.  Dal palazzo reale di Napoli, inoltre, giunse l'Armeria, che fu sistemata in sette stanze sul lato opposto del Salone da ballo.     


Questa guida è a pagamento sul Play Store di Google clicca qui per informazioni.

 
Torna ai contenuti | Torna al menu